1 maggio 2014

Orizzonti d'Arte - Dietro La Porta - Omaggio a Duchamp

Sussurrano da "dietro la porta", da dietro l'obiettivo, i bambini di un'altra epoca.

Paolo Bazoni così riproduce artisticamente in grande formato una foto di classe d'inizio Novecento, dove i piccoli riprodotti hanno quella malinconia negli sguardi che sembra essersi creata dopo, quasi che l'immagine si sia trasformata col passare del tempo, come nel celebre "Ritratto di Dorian Gray" di Wilde. E' possibile che dei bambini avessero quell'espressione così disillusa e triste? La patina - vien da pensare - non è allora solo un fatto fisico, ma pare generata da un intervento inspiegabile della vita, è la muffa del dolore. Bazoni vi aggiunge poi le crepe, le cancellazioni, quelle crudeli damnatio  memoriae che in questo caso invece di eliminare sottolineano con il colore rosso il loro essere "hic et nunc", spezzando così l'ineluttabilità del divenire e creando uno stato d'immanenza. Quei bambini richiamano la nostra attenzione, ma non sono evocazioni, bensì presenze, tanto più forti quanto più segnate dai graffi della penna. D'altra parte quella classe parrebbe un coro, una composizione sonora, con pause e acuti, in equilibrio armonico perfetto. Alle spalle si distingue una porta aperta sul buio. Che c'è oltre? Il mistero di una vita che inghiotte, dove il passato e futuro si confondono, ma gli sguardi colmi d'esistenza permangono. Il tempo scorre solo dentro noi, accartocciato nel pensiero, tra la fratture dei giorni e le rughe dell'anima. Invece del classico memento mori, Bazoni restituisce il memento  vivere. 

La sua è un operazione insolitamente rivoluzionaria e paradossale, dove il passato si fa' presente, il cancellato si evidenzia, l'imperfetto, il precario si fa' eterno, l'instantanea diventa perenne e anzi si avverte un fluire continuo di tempo, mentre le figure quasi iconiche dagli sguardi bloccati in realtà parlano un linguaggio profondo, intimissimo, autenticamente umano. Passando davanti a quest'opera ci chiama la vita. L'arte fa' il miracolo ribaltando tutto, fuori dentro, dentro fuori, spezzando i vincoli di tempo e spazio. la porta è dunque l'immagine stessa, scardinata da un pennello. Quello che c'è dietro del resto ciascuno lo sa. Di questa storia ognuno ha il titolo. Ma importa davvero saperlo? O importa invece passare oltre quel velo d'apparenza, nella crepa rivelatrice, sporgersi sul dubbio, avanzare? Per scoprire che tante sono le porte. Tutte assurdamente aperte. Basta saper guardare.  Quei bimbi chi sono se non noi? E chi guardano? Chi guardiamo? 

L'opera di Bazoni è un bel percorso di rflessione e funziona catalizzando inevitalbilmente l'attenzione. Materia e concetto qui davvero si fondono e parlano, anzi domandano. Perché dietro a quell'ideale porta infine ci siamo noi.

                                                                                                                                      Manuela Bartolotti